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Statuti dei fratelli cavalieri, Statuti e le istituzioni gerarchiche della casa del Tempio

164 – 168: Della carica


164. Quando il maresciallo lo ritiene opportuno, si fa consegnare, in nome di Dio, il gonfalone dal sotto-maresciallo, e se il maresciallo non lo trattiene, il sotto-maresciallo raggiunge il turcopolerio. Quindi il maresciallo ordina a cinque o sei, fino ad un massimo di dieci fratelli cavalieri di proteggere lui e la bandiera; e questi cavalieri devono sbaragliare il nemico tutt’intorno al gonfalone e dare il meglio di sé senza dividersi o abbandonare la posizione, ma anzi mantenendosi il più vicino possibile al gonfalone in modo da poterlo proteggere se necessario. E gli altri fratelli possono attaccare davanti, di dietro, a sinistra e a destra, ovunque ritengano di poter opprimere il nemico, in modo da poter soccorrere il gonfaloniere ed essere da questo sostenuti, se necessario.
165. E se il maresciallo deve ordinare al commendatore dei cavalieri, che deve essere uno dei dieci balivi del capitolo, di portare un altro gonfalone arrotolato intorno alla lancia. E il commendatore non deve mai abbandonare il maresciallo, ma anzi stargli il più vicino possibile, di modo ché, se il gonfalone del maresciallo viene abbattuto o distrutto, o nel caso, Dio non voglia, si verifichi qualche altra disgrazia, egli possa dispiegare il proprio gonfalone; o comunque fare in modo che i fratelli si riuniscano, se occorre, intorno al gonfalone. E se il maresciallo è ferito o accerchiato e non in grado di comandare la carica, questa deve essere lanciata da colui che regge il gonfalone. E quanti hanno l’incarico di proteggere il gonfalone devono andare con lui; né il maresciallo, né colui che porta il gonfalone arrotolato devono colpire con l’asta del gonfalone, né abbassarla per nessun motivo.
166. E soprattutto chi è alla testa dei uno squadrone di cavalieri non deve caricare o uscire dai ranghi senza il permesso o il consenso del maestro, se è presente, o di chi ne fa le veci (a meno che gli toccasse farlo per forza o si trovasse alle strette, tali da non poter chiedere facilmente il permesso); e se invece avviene diversamente verrà punito severamente e perderà l’abito. Il comandante di ogni squadrone deve avere un gonfalone arrotolato introno alla lancia e disporre di dieci cavalieri che proteggano lui e il gonfalone. E ciò che si è detto a proposito del maresciallo vale anche per i comandanti degli squadroni.
167. E se uno non è in grado di dirigersi verso il gonfalone per timore dei saraceni che si frappongono fra lui e il gonfalone, oppure non riesce più a vederlo, raggiunga senz’altro il più vicino gonfalone cristiano. E se individua quello dell’Ospedale, si avvicini ad esso ed informi il capo di quello squadrone, o un altro ufficiale, che non è in grado di raggiungere il proprio gonfalone, e lì rimanga quieto e in silenzio finché non è in grado di tornare dai suoi. Nessuno, per quanto gravemente ferito, deve lasciare i ranghi senza permesso; e se uno è gravemente ferito tanto da non poter andare a chiedere tale permesso, deve inviare un altro fratello a chiederlo in sua vece.
168. E se, Dio non voglia, accade che i cristiani siano sconfitti, nessuno deve abbandonare il campo di battaglia e tornare alla guarnigione finché rimane in piedi anche un solo vessillo bicolore; e chi lo fa venga espulso per sempre dalla casa. E quando è chiaro che non c’è più niente da fare, si raggiunga il più vicino gonfalone dell’Ospedale o un altro gonfalone cristiano, se ce ne sono; e se anche questi vengono abbattuti ci si diriga verso la propria guarnigione, là dove piaccia a Dio.

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