//
stai leggendo...
Elezione del Gran Maestro, Statuti e le istituzioni gerarchiche della casa del Tempio

198 – 223: Elezione del Gran Maestro


198. Quando il maestro muore, Dio dispone della sua anima; se decede, mentre si trova nel regno di Gerusalemme, il maresciallo, se è presente, prende provvisoriamente il suo posto e tiene capitolo in virtù della carica che ricopre, finché insieme, al convento e a tutti i balivi d’Oriente, non provvede a nominare un gran commendatore che ricopra la carica di maestro. E deve convocare tutti i valorosi del baliato e invitare tutti i prelati del regno e tutti i fedeli al funerale e alla sepoltura. E la cerimonia funebre deve essere celebrata fra una luminaria di candele, e il maestro deve essere sepolto con tutti gli onori. E solo il maestro ha diritto a questa luminaria di candele, in virtù del suo magistero.
199. Tutti i fratelli che si trovano nella casa e tutti quelli che risiedono nel baliato, nei sette giorni successivi devono dire duecento paternoster; e nessuno deve assentarsi a meno che non vi siano fondati motivi. E per amore della sua anima, il convento deve nutrire cento poveri a pranza e a cena. Quindi, come avviene per ogni fratello, il suo corredo deve essere distribuito, ad eccezione delle sue vesti intime e di quelle per la notte, le quali vanno all’elemosiniere, che a sua volta le consegna tutte ai malati, per amore di Dio, come avveniva ogni volta che il maestro prendeva nuove vesti e dava via le vecchie.
200. Poi, il maresciallo deve informare, il più presto possibile, tutti i commendatori delle provincie d’Oriente della morte del maestro, in modo che essi possano riunirsi in un giorno prestabilito e procedere all’elezione del gran commendatore che prende il posto del maestro. E se ciò non comporta pericoli per la casa, l’elezione del maestro deve avere luogo a Gerusalemme1 o nel regno. Poiché egli è capo della casa e della prima provincia del Tempio.
201. Ma se il maestro muore nella provincia di Tripoli o di Antiochia, e il maresciallo e tutto il convento si trovano in tali provincie, quanto detto a proposito del maresciallo del Tempio del regno di Gerusalemme, va applicato ai commendatori di quelle province. Così come spetta al maresciallo tenere capitolo ed eleggere il gran commendatore, se il decesso avviene nel regno di Gerusalemme, tale incombenza spetta al commendatore della terra di Tripoli o di Antiochia, se il decesso avviene nelle loro province. E se il maestro muore nel regno di Gerusalemme deve organizzare le esequie, non diversamente dagli altri commendatori delle province, e informare gli altri commendatori dell’avvenuto decesso, nel nome della Santissima Trinità.
202. E se il gran commendatore che deve occupare il posto del maestro viene nominato nel regno di Gerusalemme, il maresciallo deve riunire il capitolo come si è detto e il gran commendatore deve essere eletto di comune accordo da tutti i fratelli o della maggioranza, in nome e in conto di Dio.
203. Il gran commendatore deve riunirsi, in comitato ristretto, con il maresciallo e i commendatori delle tre province, se non sono trattenuti altrove da impegni canonici con gli altri valorosi balivi, e con quanti altri sono ritenuti in grado di contribuire in modo assennato alla deliberazione (ma non tutti). E insieme a loro deve stabilire il giorno più appropriato per l’elezione. E il giorno stabilito tutti i commendatori delle province devono presentarsi, senza essere convocati, insieme a una delegazione di uomini valorosi del loro baliato, la cui assenza non sia di danno alla provincia.
204. E a partire da quel momento, il gran commendatore terrà il sigillo del maestro e darà tutti gli ordini della casa del Tempio fino al giorno che Dio avrà prescelto per dare alla casa un nuovo maestro. E tutti dovranno obbedirgli come se fosse il maestro.
205. Fino al giorno dell’elezione i fratelli del Tempio d’Oriente devono digiunare per tre venerdì a pane e acqua. E tutti i commendatori devono far ritorno al proprio baliato e occuparsi dell’attività della casa, aiutando al meglio la volontà di Dio, e devono esortare i fratelli a pregare Dio perché illumini la casa circa il nuovo padre e maestro. E la medesima esortazione deve essere estesa a tutto il popolo dei fedeli.
206. Quando giunge il giorno dell’elezione del maestro, il convento e tutti i balivi si radunano nel luogo prestabilito di comune accordo. Dopo il mattutino, il gran commendatore convoca la maggior parte degli uomini valorosi della casa, ma non tutti i fratelli; essi devono scegliere, dopo consulto, due o tre fratelli dei migliori della casa, eletti fra i più rappresentativi, o anche di più se è necessario, e ordineranno loro di uscire dalla sala, ed essi dovranno obbedire.
207. Quindi il gran commendatore interroga il consiglio e quello che ottiene il consenso di tutti o della maggioranza dei fratelli viene eletto commendatore dell’elezione. Dopodiché essi vengono richiamati e viene reso noto al prescelto che è stato eletto commendatore dell’elezione del maestro, in nome di Dio. Questi deve amare Dio e la giustizia, essere benaccetto ai gruppi di ogni lingua e a tutti i fratelli; deve avere a cuore la pace e la concordia all’interno della casa, e non favorire divisioni. Teli devono essere tutti e tredici gli elettori del maestro, i quali provengono da province e nazioni diverse. Prima di sciogliere il consiglio occorre che venga nominato un fratello cavaliere come compagno del gran commendatore e ciascuno degli elettori. E i membri del consiglio e dell’assemblea non possono più essere sostituiti.
208. Il giorno dell’elezione, dopo il mattutino, il commendatore dell’elezione e il suo compagno rimangono svegli fino all’alba e pregano Dio nella cappella perché li guidi e li illumini, affinché possano portare a termine nel migliore dei modi l’ufficio e il compito loro affidato. E devono pregare in silenzio e non rivolgere la parola ad alcun fratello; né alcun fratello deve rivolgere loro la parole; né devono parlare tra di loro tranne che per consultarsi sulla decisione che devono prendere. E devono trascorrere tutta la notte pregando e consultandosi sull’elezione e nessuno degli altri fratelli deve abbandonare il consiglio; quelli infermi possono riposare nei loro letti e pregare perché Dio illumini la casa, mentre quelli che godono di buona salute, se le forze glielo consentono, devono rimanere in preghiera fino allo spuntar del sole.
209. Quando la campana ha suonato l’ora prima e i fratelli sono andati nella cappella per l’ufficio divino, ed è stata cantata con grande devozione la funzione della Spirito Santo, e dopo che sono state celebrate terza e sesta, entrino nella sala del capitolo e ascoltino in silenzio e umiltà l’omelia e la preghiera pronunciate secondo l’usanza dell’Ordine dei Cavalieri. Quindi il gran commendatore esorta i fratelli a invocare fra loro la grazia dello Spirito Santo, perché li aiuti a trovare un maestro e un pastore che sappia guidare la casa e tutta la Terrasanta, al cui servizio la casa è stata fondata e ordinata, E tutti i fratelli devono inginocchiarsi e recitare le preghiere che Dio ha insegnato loro.
210. Allora il gran commendatore convoca il commendatore dell’elezione e il suo compagno e, davanti all’intero capitolo, ordina loro, in nome dell’obbedienza che gli devono, a rischio delle loro anime e nella speranza del Paradiso, di eleggere con la massima saggezza e avvedutezza i compagni che dovranno assisterli nel loro ufficio. E ordina loro di non sceglierli né per compassione né per odio né per amore, ma di eleggere, con gli occhi volti soltanto a Dio, i più assennati, e amanti, come loro, della concordia della casa, dopodiché essi devono uscire dalla sala.
211. E i due fratelli ne scelgono altri due, cosicché diventano quattro. E i quattro fratelli ne scelgono altri due, cosicché diventano sei. E questi ne scelgono altri due, cosicché diventano otto. E questi otto ne scelgono altri due, cosicché ne diventano dieci. E questi dieci ne scelgono altri due, cosicché ne diventano dodici, in onore dei dodici apostoli. E i dodici fratelli devono eleggere insieme il fratello cappellano che prenda il posto di Gesù Cristo; egli deve sforzarsi di mantenere la pace, l’amore a l’armonia fra i fratelli: cosicché diventino tredici. E fra questi tredici vi saranno otto cavalieri, quattro sergenti e il cappellano. E questi tredici elettori dovranno essere come il commendatore dell’elezione, di cui si è già detto, e provenire da diversi paesi e nazioni, perché la pace regni nella casa.
212. Quindi i tredici elettori si presentano dinanzi al commendatore e ai fratelli, e il commendatore dell’elezione esorta tutti i fratelli presenti e il gran commendatore a pregare Dio per loro, per il pesante fardello loro imposto. E subito tutti i fratelli si devono prosternare a terra e pregare il Signore e tutti i sani e le sante, per mezzo dei quali la casa ha avuto origine, affinché la illumini e la guidi nella ricerca di un maestro che sappia servire nel modo migliore gli interessi della casa e della Terrasanta.
213. Poi i tredici si rialzano e si pongono dinanzi al gran commendatore il quale ordina a ciascuno di loro di adempiere all’ufficio cui sono vincolati, di avere Dio dinanzi agli occhi e di non occuparsi di nient’altro al di fuori dell’onore e del bene della casa e della Terrasanta. E ordina che, lasciando da parte odio e malignità, non manchino di scegliere la persona giudicata più adatta da tutti, o dalla maggioranza dei fratelli. E che non siano indotti dall’affetti o dall’amicizia ad eleggere ad un magistero tanto elevato una persona che non paia adatta a tutti o alla maggioranza dei fratelli.
214. E tale ordine deve essere formulato dal gran commendatore ai tredici elettori dinanzi all’intero capitolo, nel modo seguente: «Vi scongiuriamo, in nome di Dio e della Vergine Maria, e di San Pietro, e di tutti i santi e di tutte le sante di Dio, e per conto di questo capitolo, in virtù dell’obbedienza, a rischio di perdere la grazia di Dio, e di doverne dare conto a Dio ed ai santi nel giorno del Giudizio, se non fate il vostro dovere in questa elezione – di eleggere colui che vi sembrerà più degno e utile e rappresentativo per tutti i fratelli e per la casa de per la Terrasanta, e che goda della miglior reputazione».
215. E il commendatore dell’elezione esorterà il gran commendatore e tutti i fratelli a pregare Dio affinché gli illumini. Dopodiché i tredici elettori lasceranno insieme la sala del capitolo e si riuniranno nel luogo riservato all’elezione.
216. Nel nome della Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen. – Là essi inizieranno a discutere fra loro, e ognuno proporrà il nome di colui che ritiene più idoneo a ricoprire la carica di maestro, partendo dai fratelli che si trovano in Oriente, nei baliati o nel convento. E se Dio vuole che qualcuno venga ritenuto idoneo (di comune accordo) da tutti e tredici gli elettori, o dalla maggioranza, colui sarà eletto maestro del Tempio. Ma se avviene che venga ritenuto più idoneo da tutti o dalla maggioranza dei fratelli un fratello che si trova in Occidente, costui verrà eletto maestro del Tempio.
217. Ma se accade, Dio guardi, che i tredici fratelli si dividono in tre o quattro gruppi e non riescono a trovare un accordo, il commendatore dell’elezione, insieme ad uno dei valorosi della casa, deve recarsi presso il capitolo, dinanzi al gran commendatore e a tutti i fratelli, ed esortarli a pregare Dio affinché gli illumini; senza fare la minima allusione al disaccordo che regna fra loro, Dio non lo voglia, E tali preghiere andranno recitate più e più volte, su richiesta degli elettori. E tutti i fratelli devono inginocchiarsi e chinare il capo, e pregare affinché la grazia dello Spirito Santo illumini e guidi gli elettori nella nomina del maestro. – Quindi devono ricongiungersi ai compagni nel luogo riservato all’elezione.
218. E quando viene raggiunto l’accordo sulla persona da eleggere, costui viene nominato ed eletto maestro, all’unanimità o a maggioranza.
Se colui che viene in questo modo eletto dal convento è in Oriente ed è presente nel capitolo con gli altri fratelli, tutti e tredici gli elettori devono presentarsi dinanzi al commendatore e ai fratelli.
219. E il commendatore dell’elezione deve dire, a nome proprio e di tutti i fratelli elettori, agli altri fratelli: «Signori, rendete grazie a Nostro Signore Gesù Cristo e alla vergine Maria e a tutti i santi e sante per l’accordo che abbiamo raggiunto. In nome di Dio, abbiamo eletto il maestro del Tempio, come ci avevate ordinato; il nostro operato gode del vostro assenso?» E devono rispondere tutti insieme e ognuno per sé: «Si in nome di Dio». – «E promettete di obbedirgli finché rimane in vita?» – Ed essi devono rispondere: «Si in nome di Dio».
220. Quindi, il gran commendatore deve essere interrogato secondo la formula seguente: «Commendatore, se Dio e noi ti abbiamo eletto maestro del Tempio, prometti di obbedire al capitolo finché rimarrai in vita e di conservare le buone abitudini e le usanze della casa?», ed egli deve rispondere: «Si secondo la volontà di Dio». E la domanda deve essergli rivolta da tre o quattro dei più valorosi uomini della casa.
221. E se l’eletto è presente, il commendatore dell’elezione gli si avvicina, lo chiama per nome e gli rivolge le seguenti parole: «Fratello…, in nome del Padre, de Figlio e dello Spirito Santo, ti abbiamo eletto e ti eleggiamo maestro». E rivolto agli altri fratelli, il commendatore dell’elezione prosegue: «Cari fratelli, sia reso grazie a Dio, ecco il nostro maestro». E subito i fratelli cappellani intonano il Te Deum laudamus. Tutti i fratelli si alzano, sollevano il maestro con grande gioia e devozione e lo portano nella cappella tenendolo fra le braccia e presentano a Dio davanti all’altare colui che Egli ha inviato a guidare la casa; il maestro si inginocchia davanti all’altare, mentre i fratelli pregano Dio pr lui. E i fratelli cappellani recitano:
222. Kyrie eleison. – Christe eleison. – Kyrie eleison.
Pater noster… Et ne nos inducas in temptationem. R. Ed libera nos a malo.
Salvum fac servum tuum. R. Deus meus, sperantem in te.
Mitte ei, Domine, auxilium de sancto. R. Et de Syon tuere eos.
Esto ei, Domine, tuttis fortitudinis. R. A facie inimici.
Domine, exaudi orationem meam. R. Et clamor meus ad te veniat.
Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo
Oratio
Oremus. – Omnipotens sempiterne Deus, miserere famulo tuo et dirige eum secundum tuam clementiam in viam salutis eterne, ut, te donante, tibi placita cupiat et tota virtute perficiat, per Dominum…
223. Tutte le cose dette dai fratelli elettori devono rimanere segrete e nascoste come il capitolo; poiché ne potrebbe sorgere grande scandalo e grande odio, se a chiunque fosse consentito ripetere le parole dette ed esposte.

Discussione

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi per e-mail.

Unisciti a 529 altri iscritti

Articoli recenti

Blog Stats

  • 78.623 hits

Statistiche dal 14.11.10